Storia dell’UNESCO

…poiché le guerre hanno origine nello spirito degli uomini, è nello spirito degli uomini che si debbono innalzare le difese della pace…

Il sistema delle Nazioni Unite, che si configura intorno al nucleo centrale costituito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), è articolato in una decina d’istituzioni intergovernative, ognuna delle quali si dedica ad un settore determinato dell’economia, della società e della cultura. Ma, forse meglio ancora che nel loro fine, è nella loro maniera di raggiungere questo fine che si afferra meglio come tali istituzioni armonizzino con il senso dell’evoluzione generale della nostra civiltà. Esse effettivamente si propongono di considerare i problemi di cui si occupano da un punto di vista universale e cercano di darne le soluzioni precise che essi richiedono, tenendo conto dell’organizzazione della umanità nel suo insieme.

L’UNESCO – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura – è una di queste istituzioni specializzate.

La sua creazione è avvenuta il 4 novembre 1946, a Parigi, dopo che una ventina di Stati avevano accettato l’Atto costitutivo, redatto un anno prima a Londra, durante una conferenza organizzata per invito dei Governi della Gran Bretagna e della Francia, cui avevano partecipato i rappresentanti di 44 Paesi.

Quando si riunì la Conferenza di Londra, non era ancora terminata la seconda guerra mondiale. Apparve evidente che, al momento di fondare un nuovo ordine internazionale, era necessario riconoscere che la vita intellettuale, il miglioramento dei sistemi educativi, lo sviluppo della comprensione fra i popoli mediante i metodi e le tecniche appropriate, dovessero avere una parte essenziale nell’organizzazione della cooperazione internazionale.

Certo, nel periodo fra le due guerre mondiali, l’Istituto internazionale di cooperazione intellettuale, creato nel 1924 a Parigi con l’assistenza della Francia e sotto l’egida della Società delle Nazioni, si era già occupato si temi simili e aveva avuto la collaborazione di università, di accademie e di altre istituzioni culturali. Ma le forze che sostenevano quest’azione erano le forze di privati, non quelle dei governi.

L’Unesco, invece, pur raccogliendo l’eredità dell’Istituto accennato, e seguitando ininterrottamente a fare appello a tutti gli ambienti intellettuali — educatori, scienziati, tecnici, artisti, scrittori, giornalisti — affinché l’assistessero nel realizzare il suo programma, avrebbe preso la forma di un’associazione di Stati.

Già durante i tre anni che avevano preceduto la Conferenza di Londra, i ministri dell’educazione dei Governi alleati si erano riuniti più volte intorno al loro collega britannico per decidere del risollevamento intellettuale dei loro Paesi e gettare le basi della loro futura cooperazione. Ormai, gli Stati che avrebbero aderito all’Unesco si sarebbero dovuti impegnare, secondo le norme di una convenzione, alla realizzazione d’una politica deliberata e adottata in comune.

Durante gli anni che ci separano dalla fondazione dell’Unesco il cammino della storia si è considerevolmente accelerato. L’abolizione della maggior parte degli ultimi vincoli coloniali ha permesso a numerosi paesi di accedere alla piena sovranità politica. Queste spettacolari trasformazioni nei rapporti internazionali hanno reso più evidente l’ampiezza dei bisogni delle società meno favorite. Nel mondo intero, sia negli ambienti governativi che in mezzo alle folle, si è verificata una presa di coscienza sempre più forte dell’importanza che hanno le sfere di competenza dell’Unesco, e anche della necessità della cooperazione internazionale in tali sfere, per assicurare il progresso economico, la giustizia sociale e la pace.

Per l’Organizzazione – i cui stati membri nel corso della 36ª Conferenza Generale sono saliti a 195 – ne è risultato un notevole aumento di

responsabilità e anche dei mezzi a disposizione. Oggi, essa nel suo programma dà la priorità all’educazione, alla

scienza, e alle applicazioni tecnologiche, in quanto fattori di sviluppo; ad esse dedica i due terzi delle sue risorse di bilancio e fuori bilancio.

L’attuale Direttore Generale dell’Unesco, eletto nel 2017, è la francese Audrey Azoulay. La sede centrale dell’Unesco è a Parigi.

Attualmente tre istanze compongono l’UNESCO:

  • La Conferenza Generale, che riunisce tutti gli Stati membri in genere ogni due anni, è l’organo sovrano dell’UNESCO. Applicando la regola ‘uno Stato un voto’, la Conferenza generale determina i programmi e il budget dell’Organizzazione;
  • Il Consiglio Esecutivo, nel quale sono rappresentati 58 Stati membri eletti dalla Conferenza generale, si riunisce due volte l’anno. Si tratta di una sorta di consiglio d’amministrazione con il compito di verificare l’esecuzione delle decisioni della Conferenza generale e di preparare il lavoro di quest’ultima.
  • La Segreteria, posta sotto l’autorità del Direttore Generale che viene eletto ogni 4 anni dalla Conferenza generale, è incaricata di mettere in pratica gli impegni assunti dagli Stati membri.
…poiché la dignità dell’uomo esige la diffusione della cultura e l’educazione di tutti per la giustizia, la libertà e la pace,
tutte le nazioni hanno doveri sacri da adempiere in uno spirito di mutua assistenza…
Una pace fondata sui soli accordi economici e politici dei Governi non può determinare l’adesione unanime, durevole e sincera dei popoli;
per conseguenza, questa pace deve essere costruita sul fondamento della solidarietà intellettuale e morale dell’umanità…

Questo si legge nel Preambolo dell’Atto costitutivo dell’UNESCO che pertanto si propone di «contribuire al mantenimento della pace e della sicurezza, favorendo, mediante l’educazione, la scienza e la cultura, la collaborazione fra nazioni, al fine di assicurare il rispetto universale della giustizia, della legge, dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che la Carta delle Nazioni Unite riconosce a tutti i popoli, senza distinzione di razza, di sesso, di lingua o di religione».

Questo impegno si è andato rafforzando negli anni, e si è ulteriormente concretizzato con l’adozione, nel 2001, della Dichiarazione Universale dell’UNESCO sulla Diversità Culturale , per mezzo della quale la comunità internazionale ha riaffermato la propria convenzione che il rispetto della diversità culturale e del dialogo rappresentino la migliore garanzia per lo sviluppo e per la pace.

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