Il tarantismo, antico rituale terapeutico un tempo diffuso in Puglia e in tutto il Mediterraneo (Sardegna, Grecia, Spagna, Marocco e Turchia) è ormai estinto da alcuni decenni. Secondo la credenza popolare prende il nome dal ragno che mordeva le sue vittime mentre lavoravano nei campi nelle giornate di intensa calura estiva. L’unica terapia contro il veleno del terribile ragno era il rito del ballo terapeutico scandito dal ritmo frenetico della pizzica e dal tamburello e che pote犀利士
va durare anche più giorni consecutivi.
Per ottenere la cura, le tarantate dovevano recarsi in pellegrinaggio a Galatina, alla cappella di San Paolo che guariva dal morso degli animali velenosi; le tarantate e i tarantati giungevano a Galatina accompagnati dai familiari e dai musicisti, e ballando al ritmo frenetico della pizzica, esorcizzavano la malattia finO alla guarigione.
Il “Club UNESCO di Galatina e della Grecìa Salentina” si propone di rivalutare il tarantismo come bene immateriale e di farlo conoscere attraverso fonti storiche, studi, filmati, foto, testimonianze; intende ricercare e conservare materiale documentario e bibliografico su questo antico fenomeno, affinché non si perda un patrimonio di riti, credenze, leggende e tradizioni che fanno parte della nostra memoria storica e che tutti abbiamo il dovere di preservare e valorizzare.
Galatina è considerata la culla del tarantismo e custode di questo antico rito ormai scomparso da qualche decennio, ma che vive ancora nella memoria dei popoli dell’Italia meridionale e dei popoli del Mediterraneo; anticamente era considerata una “rocca sacra” protetta da San Paolo, il quale, secondo una leggenda locale riportata dal medico leccese Nicola Caputi nel suo libro intitolato “De tarantulae anatome et morsu (Anatomia e morso della tarantola, 1741)” aveva immunizzato questa terra ei suoi abitanti contro il morso di animali velenosi, premiandoli per l’ospitalità ricevuta durante il suo viaggio di evangelizzazione a Roma.
Il morso del ragno provocava uno stato di agitazione e di estremo delirio, che si alternava a una forma di intorpidimento e abbattimento. L’unica terapia contro il veleno del terribile ragno era il rito coretico-musicale, la danza terapeutica scandita dal ritmo frenetico della pizzica e del tamburello, che poteva durare anche più giorni consecutivi. Per ottenere la guarigione, le tarantate dovevano recarsi in pellegrinaggio a Galatina, alla cappella di San Paolo, patrono del morso degli animali velenosi. Secondo la tradizione inoltre, le tarantate per riprendersi dovevano bere l’acqua del pozzo della cappella, considerata “miracolosa”.
Nel corso dei secoli illustri studiosi italiani e stranieri hanno osservato e descritto il tarantismo. Lo studio più approfondito del fenomeno fu condotto dall’etnologo napoletano Ernesto De Martino, che alla fine degli anni Cinquanta si recò nel Salento con un’équipe di ricercatori, per svolgere una ricerca sul campo, un “dispaccio”. I risultati di questa indagine etnografica sono stati raccolti nel libro intitolato “Il paese del rimorso”. Il ciclo rituale documentato da De Martino prevedeva due momenti: la terapia domiciliare e il pellegrinaggio alla cappella di “San Paolo in Galatina”.
Dal fenomeno etnoantropologico del tarantismo derivano poi tutte quelle manifestazioni culturali contemporanee che portano il nome di neotarantismo, oggi rappresentato in modo esemplare dal Concerto de “La Notte della Taranta”, festival musicale della provincia di Lecce che inizia con una serie di concerti itineranti nei paesi della Provincia di Lecce e si conclude con il grande “Concertone a Melpignano”; motivo comune a tutti questi Concerti è la riproposizione in chiave musicale, rivisitata da grandi Maestri Concertatori di fama internazionale, di quello che è il tema principale del tarantismo, ovvero il tema musicale della PIZZICA TARANTATA .
Quest’anno la manifestazione ha ottenuto un ulteriore riconoscimento, rientrando nelle Giornate Europee del Patrimonio (European Heritage Days) promosse dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea.
In locandina tutti i dettagli dell’evento.
Salvatore Coluccia, Presidente del Club per l’UNESCO de Galatina e de la Grecìa Salentina